IMPRESA SVILUPPO BENE COMUNE - Riflessioni di Giovanni Scanagatta - UCID-Roma

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IMPRESA SVILUPPO BENE COMUNE

Pubblicato da Giovanni Scanagatta in articolo · 18/5/2021 16:05:04

 
Il 13 maggio scorso è stato presentato il libro di Giovanni Scanagatta, già Segretario Generale di UCID Nazionale dal 2004 al 2017, intitolato “Impresa Sviluppo Bene Comune” (il canneto editore, Genova, 2021). La prefazione è del Presidente dell’UCID Nazionale, On.Gianluca Galletti.

La presentazione è stata coordinata da Gianfranco Fabi del Sole 24 Ore che ha curato anche una recensione del libro sullo stesso quotidiano.

Il libro è dedicato alla memoria del Prof. Angelo Ferro, Presidente di UCID Nazionale per due mandati e artefice di un grande rilancio dell’associazione con iniziative a largo raggio sia a livello centrale che a livello dei Gruppi Regionali e delle Sezioni diocesane.

Con il Presidente Ferro, l’UCID si smarca dalla concezione tradizionale della Responsabilità Sociale dell’Impresa, fatta di distintivi esteriori come il Codice etico, il bilancio etico-sociale, i vari tipi di certificazioni. La responsabilità deve innervare dall’interno le strategie dell’impresa e le scelte organizzative e gestionali. Si parla per questo di Strategie d’Impresa per il bene comune (SIBC).

L’idea di scrivere un libro su “Impresa, sviluppo, bene comune” è nata dalla grande Enciclica sociale del 2009 di Benedetto XVI, Caritas in veritate. Nell’Enciclica si afferma che per il futuro abbiamo bisogno di un nuovo modello di sviluppo e al suo interno un nuovo modello di impresa orientato alla sostenibilità sociale e ambientale. L’imprenditore e l’impresa sono attori fondamentali dello sviluppo e lo sviluppo è la via per conseguire il bene comune. Il bene comune dipende dai grandi valori della Dottrina Sociale della Chiesa: sviluppo integrale dell’uomo, solidarietà, sussidiarietà, destinazione universale dei beni.

Il libro si sviluppa su due assi principali: le teoria dell’impresa nel primo e nel secondo pensiero economico; la visione dell’imprenditore e dell’impresa nella Dottrina Sociale della Chiesa dalla Rerum novarum di Leone XIII del 1891 all’Enciclica Fratelli tutti di Papa Francesco del 2020.

La tesi fondamentale del libro è che l’impresa va vista non solo come creatrice di ricchezza ma anche come distributrice di ricchezza secondo valori etici.

La scienza economica ha avuto la tendenza a studiare l’impresa solo come creatrice di ricchezza, o perlomeno in modo staccato dai problemi della distribuzione della ricchezza.

Tra i due versanti ci sono forti relazioni e interconnessioni, soprattutto in rapporto alla possibilità della creazione del bene comune, valore fondamentale della Dottrina Sociale della Chiesa.
La gloriosa scuola italiana di economia aziendale, si pensi a Gino Zappa e a Pietro Onida, aveva anticipato questa visione ancor prima della dottrina della responsabilità sociale dell’impresa di Freeman. Onida, in particolare, ha sostenuto che la ricchezza si accresce non difendendola ma diffondendola e che trascurare l’equilibrio della creazione con la distribuzione della ricchezza da parte dell’impresa ha alla lunga effetti negativi.

Solo puntando all’equilibrio dinamico tra i due momenti, secondo Onida, si può realizzare nel lungo periodo la convergenza tra efficienza economica e valore etico dell’impresa. I due momenti sono intimamente collegati a due valori fondamentali della Dottrina Sociale della Chiesa: sussidiarietà e solidarietà. La sussidiarietà senza la solidarietà crea indifferenza per la dignità della persona umana e la solidarietà senza la sussidiarietà è fonte di appiattimento burocratico e di mortificazione della creatività e dello spirito di intraprendere per lo sviluppo e la costruzione del bene comune. 

Papa Francesco fornisce fin dall’Esortazione apostolica Evangelii gaudium del 2013 una bellissima definizione di imprenditore che crea e distribuisce ricchezza per il bene comune. Questa definizione viene ripetuta in tutti i successivi documenti del magistero sociale di Papa Francesco.

Nell’ultima parte del libro si affronta il problema del nuovo ordine economico e sociale mondiale, dopo la crisi iniziata nel 1971 con la dichiarazione di inconvertibilità del dollaro in oro da parte degli Stati Uniti d’America, proseguita con le due crisi petrolifere degli anni settanta e con la grande crisi finanziaria globale del 2007-2008.

Il libro contiene in appendice una sinossi delle Encicliche sociali dalla Rerum novarum di Leone XIII del 1891 alla Fratelli tutti di Papa Francesco del 2020.   

Il libro conclude affermando che abbiamo bisogno di un nuovo modello di sviluppo e di un’autorità morale mondiale per uscire da questa situazione carica di incertezza e mancanza di guide per il futuro. L’Europa, per superare l’estrema debolezza nel contesto internazionale, dovrebbe farsi avanti facendo leva sulle radici cristiane a livello mondiale, sulla scia del grande pensiero di Romano Guardini, puntando sull’unità dei cristiani e non solo sul dialogo interreligioso. E’ un’idea che troviamo anche nel libro di Giulio Tremonti del 2019 sulle Tre profezie. Si tratta, forse, dell’unica via per evitare all’Europa l’uscita dalle grandi traiettorie della storia.
 
Giovanni Scanagatta

Roma, 18 maggio 2021


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