In questi giorni si è parlato poco dell’abilità della Banca centrale russa nella gestione della politica monetaria.
Le mosse indovinate della Banca centrale russa sono sostanzialmente tre. La prima riguarda l’indicazione finale di pagare le fonti di energia esportate dalla Russia in rubli. La seconda è l’acquisto di significative quantità di oro da parte della Banca centrale utilizzando i dollari delle riserve valutarie. La terza è la decisione di fare fronte ad una rata di debito esterno in scadenza attraverso un pagamento in dollari. Queste tre decisioni, accompagnate da quella di un forte rialzo dei tassi di interesse, hanno fatto ritornare il cambio del rublo rispetto al dollaro tra i 70 e gli 80 rubli, dopo avere toccato il picco di 140. Per quanto riguarda il debito pubblico estero della Russia, va ricordato che questo è molto basso rispetto a tutti gli altri Paesi.
La decisione della Russia di fare pagare le proprie esportazioni in rubli va allargata ad altri Paesi con riferimento alla rispettiva moneta, a partire dalla Cina. Non va dimenticato che circa il 60% delle esportazioni russe sono rappresentate da fonti energetiche, l’11% da metalli e prodotti in metallo, l’8% da concimi per l’agricoltura e fosfati, il 7% da cereali.
Immaginiamo cosa succederebbe se la Cina obbligasse a pagare le proprie esportazioni nella propria moneta e, grazie ad accordi, questo Paese potesse pagare le proprie importazioni sempre nella propria moneta. Potrebbe essere l’inizio della dedollarizzazione, dopo anni di incontrastata sovranità monetaria mondiale del dollaro come mezzo intermediario degli scambi e riserva di valore.
Storicamente potrebbe aprirsi un mondo da terza Bretton Woods, dopo la prima del luglio 1944 con il predominio del dollaro convertibile in oro e la seconda che segue dopo la dichiarazione di inconvertibilità del dollaro in oro nel 1971. Si è passati pertanto pertanto dal gold exchange standard con cambi fissi al dollar standard con tassi di cambio variabili.
Non dimentichiamo che il crollo della prima Bretton Woods nel 1971 ha avuto importanti segni premonitori alcuni anni prima da parte della Francia di De Gaulle. Infatti i problemi della sovranità monetaria internazionale del dollaro erano sorti con lo scontro tra la Francia e gli Stati Uniti nel 1965. De Gaulle, consigliato dall’economista francese J. Rueff, agì attraverso la Banca centrale della Francia cambiando i dollari delle riserve in oro. De Gaulle ne spiegò le ragioni in una conferenza stampa durante la quale sostenne che gli Stati Uniti d’America stavano manipolando a suo piacimento il sistema monetario mondiale e che il suo Paese, da quel momento, avrebbe fatto il possibile per emancipare i suoi scambi commerciali dal monopolio della moneta americana.
La nostra chiave di lettura degli avvenimenti degli ultimi mesi va molto al di là della triste guerra in Ucraina e crediamo si incontri molto bene con il titolo dell’ultimo numero della prestigiosa Rivista Limes: “La Russia cambia il mondo”.
Giovanni Scanagatta
Roma, 22 aprile 2022