Il 29 maggio scorso il Governatore della Banca d’Italia ha letto le sue considerazioni finali. Scopo della presente scheda è di presentare una sintesi delle considerazioni finali del Governatore della Banca d’Italia, utilizzando in particolare le figure che sono allegate e che costituiscono una novità introdotta dal Governatore Ignazio Visco (12 figure).
Le considerazioni sono divise in cinque temi. Si tratta dell’economia internazionale e dell’area dell’euro; delle prospettive di breve periodo per l’Italia e gli interventi del Governo; del ritrovare la via dello sviluppo; dell’Italia e dell’Europa; del sistema finanziario e dell’azione della Banca d’Italia.
Il Governatore afferma che stiamo vivendo la più grande crisi sanitaria ed economica della storia recente. La pandemia si ripercuote pesantemente sulla crescita del prodotto interno lordo del 2020, a livello mondiale, delle economie avanzate e delle economie emergenti. Le previsioni a gennaio del 2020 indicavano una crescita mondiale del prodotto interno lordo di circa il 3%. Le previsioni di aprile indicano lo stesso valore con segno negativo. Gli effetti più pesanti vengono previsti per le economie avanzate, con un valore negativo nel 2020 superiore al 6%. Le economie emergenti dovrebbero invece registrare una caduta inferiore, pari all’1%.
Di fronte alle gravissime conseguenze economiche della pandemia, le banche centrali e i governi hanno reagito con interventi e misure senza precedenti. La Banche Centrali hanno acquistato grandi quantità di titoli sul mercato con una enorme creazione di liquidità. Il totale delle attività (al netto dell’oro) ha subito una vera e propria impennata, con in testa la Banca Centrale del Giappone, seguita dalla Banca Centrale Europea, dalla Banca d’Inghilterra e dalla Banca della Riserva Federale Americana.
Come evidenzia il Governatore, le misure del Governo italiano si sono tradotte in particolare nel decreto “liquidità”, con la concessione di finanziamenti bancari senza istruttoria alle piccole imprese per un importo massimo di 25 mila euro, con copertura integrale da parte dello Stato attraverso il Fondo Centrale di Garanzia. Sui finanziamenti bancari alle medie e grandi imprese interviene invece la copertura assicurativa della SACE (Sezione per l’assicurazione dei crediti all’esportazione) per il 90%. Gli interventi di queste due misure fino alla fine di maggio ammontano nel complesso a circa 36 miliardi di euro, divisi a metà tra le piccole imprese da una parte e le medie e grandi imprese dall’altra.
Le prime misure dell’Unione Europea si dividono in tre gruppi. Il primo, fino a 240 miliardi di euro, riguarda il Meccanismo Europeo di Stabilità (MES) per gli interventi diretti e indiretti esclusivamente nel campo sanitario con controlli leggeri, per un importo massimo per ogni singolo Paese pari al 2% del prodotto interno lordo. Per l’Italia si tratta di prestiti a 10 anni al tasso di interesse dello 0,10% per un importo di 36-37 miliardi di euro. La seconda misura è a favore delle imprese attraverso la copertura assicurativa della Banca Europea degli Investimenti (BEI) per un importo di 200 miliardi di euro. La terza misura ha lo scopo di mitigare gli effetti della pandemia sulla disoccupazione (SURE), per un importo di 100 miliardi di euro. In totale, si tratta pertanto di misure pari a 540 miliardi di euro.
Il Governatore si sofferma poi nella descrizione della proposta della Commissione di una misura che prevede l’istituzione dell’European Recovery Fund, ribatezzato come Next Generation EU. La misura proposta dalla Commissione è di 750 miliardi di euro, di cui 500 a fondo perduto e 250 come prestiti. Il primo beneficiario è l’Italia con circa 173 miliardi di euro, di cui 82 a fondo perduto e 91 come prestiti Il secondo beneficiario è la Spagna con 77 miliardi di euro. A Italia e Spagna verrebbero pertanto assegnati nel complesso 250 miliardi di euro, pari ad un terzo della disponibilità complessiva del Fondo. In terza posizione per assegnazione di fondi si colloca la Polonia, che fa parte dell’Unione Europea ma che ha mantenuto la propria moneta. Va ricordato, che la Polonia ha ottenuto ingenti risorse comunitarie dopo il suo ingresso nell’Unione Europea. Tali risorse hanno contribuito in modo significativo al miracolo economico polacco, con tassi di crescita del prodotto interno lordo tra il 6 e il 7%.
Per quanto riguarda l’Italia, va precisato che i contributi a fondo perduto di 82 miliardi di euro corrispondono a risorse pari a 3-4 volte i contributi stessi, sulla base del valore attuale della differenza tra rate di prestito a tasso di mercato e rate a tasso agevolato. Si tratta pertanto di circa 300 miliardi di euro che sommati ai 91 di prestiti, si raggiunge la ragguardevole cifra di quasi 400 miliardi di euro, in grado di coprire un grande programma pluriennale di investimenti pubblici e nel settore industriale per la digitalizzazione del nostro sistema e per l’economia verde. L’incremento atteso del prodotto interno lordo, nell’ipotesi di un limitato moltiplicatore degli investimenti, è di circa il 2,5% all’anno nell’arco di 10 anni.
La misura Next Generation EU è inserita nel bilancio dell’Unione Europea per il periodo 2021-2027. La copertura finanziaria dovrebbe avvenire attraverso l’emissione di obbligazioni da parte dell’Unione Europea a un basso tasso di interesse.
Secondo le Considerazioni finali del Governatore, le aspettative di inflazione ad un anno nell’area dell’euro calano fortemente nel 2020 originando deflazione. Le aspettative a dieci anni si collocano invece poco al di sopra di mezzo punto percentuale. Un quadro quindi che bisognerebbe contrastare perché, come è noto, la deflazione fa male a chi è molto indebitato e alla domanda.
I premi al rischio vedono l’Italia al primo posto con quasi 300 punti nel 2020. Seguono la Spagna e il Portogallo con circa 150 punti e la Francia con 50.
Ad aprile 2020 le misure discrezionali di bilancio in risposta all’epidemia di coronavirus, vedono il primo posto della Germania con il 4,5% del prodotto interno lordo, seguita a poca distanza dall’Italia. All’ultimo posto troviamo la Francia con meno del 2%.
La dinamica (variazione percentuale sui dodici mesi) dei prestiti bancari alle imprese italiane mostra un’impennata nel 2020, dopo il trend discendente del biennio precedente.
Le stime della Banca d’Italia per quanto riguarda la dinamica del prodotto interno lordo del nostro Paese, si basano su due scenari: uno di base e l’altro avverso. Quest’ultimo indica una perdita del prodotto interno lordo nel 2020 pari al 13%.
L’Italia mostra (dati relativi a fine 2019) rispetto all’area euro la più bassa percentuale del debito privato sul prodotto interno lordo. Al primo posto figura l’Olanda con una percentuale più che doppia rispetto all’Italia. Opposta è la situazione riguardante il debito pubblico, con l’Italia che si colloca al primo posto con un’incidenza sul prodotto interno lordo superiore al 130%. L’Olanda si trova intorno al 50% e la Germania sul 60%. Pesanti saranno le conseguenze del coronavirus sul debito pubblico dell’Italia, con un’incidenza che nel 2020 salirà oltre il 150% e un deficit superiore al 10% del prodotto interno lordo.
La Considerazioni finali contengono un’ipotesi di crescita del prodotto interno lordo e della produttività del lavoro dell’Italia nei prossimi 10 anni. Il prodotto interno lordo rispetto al crollo del 2020 dovrebbe crescere in media del 2,5% all’anno e la produttività del lavoro poco più dell’1%.
L’ipotesi di lungo periodo per gli investimenti italiani indica una crescita del rapporto rispetto al prodotto interno lordo dal 18% del 2020 a poco meno del 21% nel 2030, con un massimo a metà del periodo considerato. Si tenga presente che nel decennio 2005-2015 si è registrato un trend fortemente negativo del tasso di accumulazione, con una caduta dell’incidenza degli investimenti sul prodotto interno lordo da circa il 22% a meno del 17%.
Altro punto dolente dell’Italia è la bassa incidenza della spesa in ricerca e sviluppo sul prodotto interno lordo. Nel 2018 l’incidenza della spesa pubblica in ricerca e sviluppo era in Italia dello 0,5% uguale a quella della Spagna. In Germania si è raggiunto quasi l’1%, un valore di poco superiore a quello degli Stati Uniti. Il record della spesa privata in ricerca e sviluppo sul prodotto interno lordo è detenuto dal Giappone con circa il 2,5%, seguito dalla Germania con il 2,2% e dagli Stati Uniti con circa il 2%. Fanalino di coda sono l’Italia con lo 0,75% e la Spagna con lo 0,60%.
Infine, un interessante grafico allegato alle Considerazioni finali del Governatore della Banca d’Italia riguarda la solidità del nostro sistema bancario. Intorno al 2015, i prestiti deteriorati (al netto delle rettifiche di valore) si avvicinavano ai 200 miliardi di euro e scendono a poco più di 50 nel 2019. Il capitale di migliore qualità (core tier 1 fino al 2013 e common equity tier 1 successivamente) sale, rispetto al totale dell’attivo ponderato, da circa il 7% del 2007 al 14% del 2019.
Il Governatore conclude ricordando che l’economia italiana è terza nell’Unione Europea per popolazione e prodotto interno lordo. L’Unione Europea non può pertanto fare a meno dell’Italia come l’Italia non può fare a meno dell’Unione Europea.
Le ultime righe sono dedicate alla speranza, che nessuno deve perdere di fronte alle gravi conseguenze economiche, sociali ed umane del coronavirus. E’ interessante che l’autorità più elevata della Banca d’Italia, tradizionalmente laica, faccia riferimento ad una delle tre virtù teologali: la speranza. Ma, come insegna San Paolo, la carità è la più grande di tutte e rappresenta la massima espressione della giustizia. Forse i grandi insegnamenti della Dottrina Sociale della Chiesa stanno facendo strada anche nelle sfere del mondo profondamente laico. Speriamo che i cattolici si rendano conto, più di quanto non sia avvenuto in passato, del grande patrimonio che hanno a disposizione con l’alto Magistero sociale della Chiesa per la costruzione del bene comune attraverso lo sviluppo integrale dell’uomo, la solidarietà, la sussidiarietà, la destinazione universale dei beni.
Giovanni Scanagatta
Roma, 8 giugno 2020