SVILUPPO E REDDITO DI CITTADINANZA - Riflessioni di Giovanni Scanagatta - UCID-Roma

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SVILUPPO E REDDITO DI CITTADINANZA

Pubblicato da Giovanni Scanagatta in articolo · 28/10/2019 14:27:35
Il reddito di\ncittadinanza serve veramente allo sviluppo del Paese? E in particolare allo\nsviluppo del Mezzogiorno? Come è noto, il suo costo è di circa 4 miliardi di\neuro e fornisce  un po’ di respiro ai\nconsumi e assistenza alle famiglie più in difficoltà. Una misura che ha radici\nmolto lontane nella storia. E’ interessante notare che nelle memorie di Adriano\nsi parla di una donazione di 2 milioni di sesterzi da parte dell’imperatore al\nritorno di una campagna di guerra vittoriosa di Adriano da destinare al popolo.\nUna cifra modesta, afferma Adriano, per aiutare un numero esiguo di\npopolazione, se si pensa che un sesterzio vale circa 2 euro, quindi in totale 4\nmilioni della nostra moneta. Pertanto, supponendo sempre un reddito di\ncittadinanza di 780 euro, un aiuto a poco più di 5 mila romani dell’antica\nRoma.

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L’alternativa del reddito\ndi cittadinanza poteva essere la destinazione di 4 miliardi di euro per\ninvestimenti pubblici, soprattutto a favore del Mezzogiorno. Possiamo valutare\ni diversi effetti sullo sviluppo del reddito delle due misure alternative\n(reddito di cittadinanza e investimenti pubblici) impiegando il semplice\nmoltiplicatore keynesiano. Nel caso del reddito di cittadinanza, la propensione\nal consumo cresce di una percentuale pari all’incidenza delle risorse destinate\nalla misura e il prodotto interno lordo. Quindi, nel nostro caso, dello 0,25%.\nNell’ipotesi di una propensione al consumo di partenza pari all’80% del\nreddito, il moltiplicatore sale da 5 a 5,05 e il reddito dell’1%. Nel caso\ninvece di una destinazione delle risorse agli investimenti pubblici, il reddito\ncrescerebbe dell’1,25%. Quindi una differenza positiva dello 0,25% nella\ncrescita del prodotto interno lordo nel caso della destinazione delle risorse\nagli investimenti pubblici invece che al reddito di cittadinanza.

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Come è noto, gli ultimi\ndati del Rapporto Svimez mettono in evidenza una crescita delle distanze nello\nsviluppo tra il Nord e il Mezzogiorno d’Italia.

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Il Presidente della\nSvimez, Prof. Adriano Giannola, insiste da tempo sulla necessità, per\naccorciare il gap, di prevedere un programma\nstraordinario di investimenti per il Mezzogiorno. Lo ha fatto anche in\noccasione del numero speciale della Rivista Ucid letter che abbiamo pubblicato\nin occasione dei 60 anni della firma dei Trattati di Roma del 25 marzo 1957.

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E’ interessante riportare\nle sue parole. “Il rilancio degli investimenti pubblici nel Mezzogiorno non è\nfine a se stesso, bensì il fulcro di una precisa strategia di sviluppo in\nsettori come la logistica, la rigenerazione urbana e la produzione energetica.\nE gli investimenti pubblici, sono a tal fine, la tipologia di intervento più\ncapace di generare reddito e occupazione. Il Sud ne ha sete, e per questo è l’area\npiù reattiva del Paese. Si stima che l’impatto di 4 miliardi di euro di\ninvestimenti aggiuntivi nel Mezzogiorno determinerebbero un aumento del PIL di\n1,8 punti nell’anno e di 2,4 cumulati a cinque anni, e complessivamente un\naumento dell’occupazione di 115 mila unità, la stessa manovra al Centro Nord\ndarebbe risultati decisamente molto inferiori. Sono dati molti interessanti,\nche confermano che si potrebbe puntare all’obiettivo di recuperare per il 2020,\nil PIL perso nella Grande recessione, un obiettivo per il quale occorrerebbe\nrealizzare al Sud un incremento medio annuo di 2,7 punti percentuali”.

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Tutto questo per rendere\nunita l’Italia ed evitare le spinte disgregative che stanno provenendo da\nalcune parti del Paese.

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L’Italia può crescere se\ncresce tutta insieme e lo stesso Nord ha bisogno per il suo sviluppo del Sud.\nIn questo quadro, occorrerebbe riprendere seriamente il discorso del federalismo,\nnon solo sul piano fiscale. Le idee di Antonio Rosmini ci potrebbero essere al\nriguardo estremamente utili. Non dobbiamo dimenticare che nel luglio del 1848\ncominciano ad apparire nel Risorgimento,\ndiretto da Camiillo Benso di Cavour, gli articoli di Rosmini sulla Costituente.\nNel mese di agosto dello stesso anno il Consiglio dei Ministri del Governo\npiemontese affida a Rosmini una missione diplomatica presso Pio IX in vista\ndella stipula di un concordato tra la Chiesa e il Piemonte e della creazione\ndella Confederazione di Stati italiani.
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Giovanni Scanagatta
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Roma, 29 ottobre\n2019        


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